Meditazione sul coinvolgimento egoico
Quando il coinvolgimento ti attanaglia,
non puoi far nulla, ma lo puoi accettare.
Ricorda che il tuo ego è una canaglia
che vuol spiegare a Dio come operare.
Essere coinvolti negli avvenimenti quotidiani è una condizione "normale" per l'organismo corpo-mente che si considera un soggetto con capacità volitiva. "Normale" è pure lottare per raggiungere gli obiettivi prefissati, così come godere per le soddisfazioni ottenute e soffrire per gli insuccessi. Medita sull'inutilità del tuo coinvolgimento semplicemente osservando obiettivamente quanto nella vita ti è accaduto solo grazie al tuo operato e quanto invece, nel bene o nel male, ti è semplicemente caduto addosso. Il tuo ego, ovvero il tuo senso di individualità che ti fa percepire come un'entità separata dotata di libero arbitrio e dunque capace di prendere decisioni autonome, esiste per il solo ed unico scopo di permettere l'interazione nel mondo fenomenico duale. Il suo compito è di farti agire come se tu fossi realmente colui che agisce, farti sentire il soggetto-agente nei confronti degli altri oggetti che ti circondano, siano essi inanimati o senzienti come gli altri esseri umani. Senza l'ego, la manifestazione interattiva non potrebbe avere luogo ed è per questo semplice motivo che tu ti consideri essere il soggetto, mentre in realtà esiste un unico Soggetto Divino non duale (Advaita) e tutta la manifestazione coinvolge esclusivamente "oggetti", te compreso. Ritenersi solo un "oggetto" è estremamente difficile, ritenersi il frutto dell'immaginazione Divina è una certezza che viene acquisita solo da quegli organismi corpo-mente il cui destino ha previsto che raggiungessero il risveglio. Tu vorresti imporre all'Assoluto la soddisfazione dei desideri sfornati dal tuo ego e rimani invischiato nel gioco di Maya, l'illusione ingannatrice, la divina ipnosi, che ti fa credere di poter fare qualcosa per te stesso e ti rende preda del coinvolgimento.