Meditazione sul desiderio di negazione dell'ego
Il desiderio di annientare l'ego
è proprio ciò che lo mantiene vivo.
Se sono l'ego eppur me stesso nego,
chi fra noi due è l'ospite abusivo?
Contrariamente a quanto insegnano numerose scuole di meditazione, la scuola Advaita afferma che l'ego umano non deve essere negato né tantomeno deve essere fatto alcuno sforzo per tentare di controllarlo o annichilirlo. Chi è che compie lo sforzo di cercare di eliminare l'ego, se non l'ego stesso? L'essere umano è psicologicamente controllato esclusivamente dalla mente-ego, a sua volta condizionata dalla personalità formatasi prevalentemente in seguito ai condizionamenti ricevuti. Di conseguenza, qualunque azione l'uomo intenda (illusoriamente) compiere per calmare la mente e annullarne le conseguenze egoiche, porterà inevitabilmente ad un rafforzamento dell'ego stesso. L'assurdità di un simile atteggiamento mentale è paragonabile a colui che cerca di parlare con la propria immagine nello specchio, arrabbiandosi perché il suo riflesso ripete i suoi stessi movimenti e le sue stesse parole. La mente parla alla mente, l'ego si interroga sull'ego. Non può esistere dunque un ospite abusivo da cacciare via di casa in quanto, a livello fenomenico manifesto, l'uomo pensa e agisce (crede di agire) solo tramite l'ego, ovvero tramite il falso se stesso nel quale si è identificata la Coscienza. L'ego è un compagno di viaggio essenziale sul quale occorre fare conto fino a quando permane il senso di separazione, di individualità e di identificazione con l'organismo corpo-mente. Una tale convinzione può essere sradicata solo da una forza esterna all'essere umano, ovvero solo dalla profonda intuizione spontanea che non è generata dall'ego bensì dalla Sorgente. L'ego deve essere dunque semplicemente osservato compiere le sue scorribande che, in una continua danza tra gli opposti interdipendenti, turbano l'equilibrio psicofisico dell'uomo. Sarà la Sorgente a debellarlo in un solo istante, se e quando deciderà di farlo.
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